Benvenut💀 al tuo Appuntamento con la morte, la newsletter che parla di morte dal punto di vista scientifico.
Durante l’ultimo Appuntamento vi ho raccontato un modo pungente di morire 🐝, mentre questo #giovedead - in occasione nel numero #50 - provo a rispondere a una delle domande più gettonate: è possibile determinare con precisione l’ora della morte?
Buona lettura,
Sofia @lamedicinageniale
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E l’ora della nostra morte?
La medica legale americana Judy Melinek nel suo memoir Working Stiff racconta che una delle domande che le viene rivolta più spesso dai poliziotti quando arriva sulla scena di ritrovamento di un cadavere è: “A che ora è morto?” quasi come se si aspettassero di vederla tirare fuori da taschino un orologio cadaverico in grado di calcolare in pochi minuti il momento preciso della morte.
In un’intervista rilasciata al blog Entertainment Realm durante il tour di presentazione del libro, Melinek spiega:
La stima dell'ora del decesso è sempre una sfida. Talvolta può dipendere più dalla scena e dalle circostanze che dalla pura scienza. […] Certo, parametri come la temperatura corporea, il rigor mortis (irrigidimento del corpo dopo la morte), il livor mortis (accumulo di sangue nelle zone declivi dopo la morte) e la decomposizione vengono utilizzati per definire un intervallo di tempo, ma nessuno di questi metodi è scientificamente infallibile e tutti dipendono fortemente dalla temperatura ambientale e dalle caratteristiche personali. Mi fa sempre morire dal ridere quando il medico legale di CSI o Law & Order risponde con sicurezza: "È morto tra le 21 e le 21.30". Davvero? Una finestra temporale di mezz'ora? Nella vita reale è più probabile che io dica ai poliziotti con cui lavoro: "In base alla temperatura corporea, è probabile che sia morto tra le 21 e le 24, ma l’intervallo potrebbe essere più o meno ampio, e mi raccomando non scrivete nero su bianco quello che ho detto perché non voglio dovermi difendere in tribunale!!" Sarebbe ovviamente troppo insipido per una serie televisiva, ma nella realtà funziona così.
E la situazione diventa ancora più complicata se il cadavere viene ritrovato dopo parecchio tempo dal decesso, se è stato esposto alle intemperie, se la persona era febbricitante o sotto l’effetto di farmaci o sostanze stupefacenti prima di morire. In uno dei casi che racconta nel libro, ad esempio, il corpo di un senzatetto è stato trovato accasciato su una grata dalla quale usciva vapore, situazione che non ha permesso il raffreddamento del corpo rendendo inservibile la stima basata sulla temperatura corporea.
Ecco, quindi, che anche un medico legale esperto non definisce mai l’ora del decesso con precisione al minuto. Piuttosto, grazie a un’interpolazione di indizi di varia natura, nella sua perizia fornisce una forbice temporale il più ristretta ma accurata possibile secondo i dati raccolti, con intervalli di incertezza che possono essere eventualmente dibattuti in tribunale. Non a caso, in medicina legale si usa dire epoca del decesso piuttosto che ora del decesso, proprio per dare l’idea della difficoltà nel definire un momento preciso.
Come si definisce l’epoca del decesso
📌 Premessa: tutto quello che leggerete di seguito si riferisce a casi di rilevanza medico-legale. Per le morti avvenute in contesti normali, in cui non c’è ipotesi di reato, l’ora di decesso corrisponde convenzionalmente a quella riportata sulla constatazione di decesso.
Se vi aspettate che esista una tecnica unica, rapida e infallibile resterete delusi. La determinazione dell’epoca della morte è un lavoro complesso e che richiede tempo poiché si basa principalmente sull’incrocio di più segni cadaverici, detti in gergo “segni abiotici primari”, tutti soggetti a quel fastidioso dettaglio chiamato variabilità.
Algor mortis: la temperatura corporea è uno dei primi dati studiati. Il corpo, dopo la morte, tende a raffreddarsi fino a raggiungere la temperatura dell’ambiente circostante. Ma quanto ci mette? È ragionevole pensare che la temperatura del corpo raggiunga quella ambientale in 16-38 ore dopo il decesso ma questo intervallo può variare in base alla temperatura esterna, allo strato di vestiti, alla quantità di grasso corporeo, al grado di umidità.
Livor mortis (o ipostasi): sono quelle macchie violacee di sangue che si formano per effetto della gravità. In genere, compaiono entro 3-9 ore dalla morte e si fissano (non cambiano più posizione se si sposta il cadavere) dopo 10–12 ore. Sono utili per dare una stima temporale del decesso, ma anche anche loro dipendono dalla temperatura, dallo stato di salute del defunto, dalla fluidità del sangue al momento della morte e da quanto tempo il corpo è rimasto nella stessa posizione.
Rigor mortis: teoricamente i muscoli iniziano a irrigidirsi dopo 2-4 ore dalla morte, in senso cranio-caudale (dalla testa ai piedi), fino a raggiungere la rigidità completa dopo circa 8-12 ore. Si rilassano poi gradualmente entro in 70-80 ore. Ma nella realtà indovinate un po’ cosa succede? Il rigor può arrivare o scomparire prima o dopo, essere più intenso o quasi assente a seconda della massa muscolare. Un atleta giovane che ha da poco terminato l’attività fisica, per esempio, può irrigidirsi in fretta e avere un rigor più intenso mentre un anziano denutrito può avere un rigor molto debole.
Si torna sempre lì: è tutto un “dipende”.
È quindi importantissimo che il medico legale abbia più dettagli possibili a disposizione, sia riguardo al cadavere che alla scena del ritrovamento, e che abbia il tempo necessario per mettere tutto insieme e indicare un intervallo il più accurato possibile. Insomma, non è un’analisi che si può con l’orologio cadaverico.
E quando è troppo tardi?
Se il corpo viene ritrovato dopo giorni, settimane o mesi, i segni abiotici consecutivi non sono più utili ma si valutano i fenomeni cadaverici trasformativi ovvero il grado di decomposizione e di scheletrizzazione. Più ci si allontana dalla data del decesso e più l’intervallo di tempo fornito dal medico legale sarà ampio, a meno di particolari prove circostanziali.
In molti di questi casi, oltre al medico legale, entrano in scena altri esperti forensi come l’entomologo forense: una figura meno nota ma fondamentale, che analizza lo sviluppo delle larve presenti sul corpo per risalire al momento della deposizione delle uova. Oppure l’antropologo forense, figura di cui vi ho già parlato molte volte su questi schermi.
Ventate di aria nuova che non puzzano di putrefazione
Essendo la stima dell’epoca di morte uno dei compiti fondamentali del medico legale, la ricerca in quest’ambito è molto attiva e negli ultimi anni sta facendo passi avanti grazie a nuovi approcci scientifici. Ve ne parlerò più avanti, magari intervistando qualche ricercatore (se siete tra noi fatevi avanti), ma ve ne accenno alcuni: l’invenzione dell’orologio cadaverico, la metabolomica post-mortem che studia i cambiamenti nei metaboliti del sangue o di fluidi biologici come l’umor vitreo, la profilazione microbica cadaverica, l’analisi del tanatotrascrittoma e l’implementazione di modelli che sfruttano l’intelligenza artificiale.
Ma perché ci interessa conoscere l’epoca della morte?
Dopo la descrizione di tutto questo lavoro certosino, però, manca ancora una domanda alla quale rispondere: perché ci serve sapere l’epoca della morte? Semplice: perché nel nostro sistema giuridico conta tantissimo.
In ambito penale, per esempio, può determinare se un sospettato di omicidio ha un alibi solido.
In quello civile, invece, può cambiare le sorti di un’eredità. Esistono perfino casi in cui stabilire chi è morto prima (es. incidenti o calamità con più vittime) può influenzare il pagamento di assicurazioni, l’affidamento dei figli o l’assegnazione di beni. A tal proposito, una degli esempi più recenti è quello della coppia di coniugi veronesi trovati mummificati nella loro casa.
Insomma, l’ora della morte non è solo un dettaglio per risolvere il giallo perfetto ma un’informazione con conseguenze concrete. E proprio per questo, come spiega la dottoressa Melinek, nessun medico legale serio si azzarderebbe a sparare un orario secco.
📌La sezione dedicata al rigor mortis ha subito una piccola modifica rispetto alla newsletter arrivata via e-mail. Ringrazio la dottoressa Greta Seveso, specializzanda in medicina legale, per avermi segnalato l’imprecisione.
- La newsletter continua dopo la bibliografia -
Bibliografia
Compendio di medicina legale e delle assicurazioni. Cazzaniga, Zoja. UTET Giuridica (2022)
Estimation of the Time since Death: Current Research and Future Trends. Hayman, Oxenham. Academic Pr (2020)
Interessanti da morire
👉🏻 3 COSE CHE HO VISTO, LETTO, FATTO, ASCOLTATO
🎧 UN PODCAST. Il 17 giugno 1982 viene trovato un uomo impiccato sotto il ponte dei Frati Neri (Blackfriars Bridge) nel centro di Londra. Il corpo viene presto identificato: è quello di Roberto Calvi. Perché è finito lì? Si è davvero suicidato? Il banchiere di Dio racconta l’ascesa, il declino e la morte (con le relative lunghissime indagini) di quello che fu il presidente del Banco Ambrosiano. Non solo cronaca nera ma anche un interessante spaccato sulla storia italiana del Novecento.
📚 UN LIBRO. Con il caldo faccio fatica a dormire e quindi leggo. Con la lucidità che ho quando sono a letto, però, preferisco non leggere saggi o libri troppo impegnativi. Ho scelto di iniziare una saga che mi consigliava da mesi. La figlia del boia è il primo volume di questa serie di thriller storici ambientati nella Baviera del Seicento che vede come investigatori il boia della cittadina di Schongau, la figlia Magdalena e il giovane medico del paese. Ci sono parecchi riferimenti alla storia della medicina perché il boia è un appassionato di medicina che non ha potuto fare l’università in quanto figlio di un boia, e il giovane medico è un seguace della “nuova medicina” che inizia a discostarsi dalle teorie galeniche.
Bonus: lo scrittore Oliver Pötzsch grazie alla ricerca genealogica ha scoperto di essere il discendente di una famiglia di boia vissuti proprio a Schongau.
📅 UN EVENTO. Sono stata all’evento Torino Horror Stories che ogni mercoledì e/o venerdì porta decine di persone ad approfondire la storia di Cesare Lombroso, delle sue teorie frenologiche (ormai completamente superate) e della nascita della criminalistica tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La particolarità di questo tour è che si svolge all’interno di uno dei negozi di antiquariato più belli d’Italia: Nautilus Antiques. Alessandro, il proprietario, è un collezionista super appassionato che sa raccontarvi ogni minimo dettaglio di tutti gli oggetti che si trovano nella sua collezione. Infatti, a fine tour vi dà l’occasione di fare tutte le domande che volete per soddisfare le vostre curiosità sugli oggetti più strambi, tipo l’algesimetro del Dottor Belloni. 🤐 Se passate da Torino non perdetevelo!!
Che mi prenda un colpo
👉🏻 ARTICOLI (e altri contenuti) DELLA SETTIMANA SU VITA, MORTE, MEDICINA E D’INTORNI
Nell’ultimo Death Café della stagione (quello che organizzo a Padova con Francesca del podcast Si muore una volta sola) abbiamo parlato di elaborazione del lutto insieme a una psicoterapeuta. Sono venute fuori tante esperienze personali, alcune molto simili a quella raccontata da Elena Panciera nell’articolo Il lutto riorganizza la tua rubrica.
Conoscere la distinzione tra sedazione profonda, suicidio assistito ed eutanasia ci permette di capire e partecipare con consapevolezza al dibattito pubblico sul fine vita.
Una carrellata di foto di bare strambe dai funerali in Ghana.
Io amerei andare a leggere in mezzo alle tombe senza sembrare una pazza.
[In inglese] Il difficile lavoro di recupero delle vittime del Titanic che sono state spinte a centinaia di miglia dal sito dell’affondamento.
Morire dal ridere
PER CONCLUDERE L’APPUNTAMENTO CON UNA RISATA
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Ho adorato questa newsletter! 🖤
Ma ma ma... ci sono anch'io qui dentro! Dobbiamo fare un death club. Tipo death cafè ma peggio. 😹 Sempre super interessante la newsletter, l'ho gustata proprio. E ho pensato a tante cose. E a un incontro che ho fatto con Urfidia un annetto fa... Ma ce lo prendiamo un caffè insieme, una volta?