#46 - Un aperitivo con la morte
Su un Appuntamento con la morte in presenza: il Death Café
Benvenut💀 al tuo Appuntamento con la morte, la newsletter che parla di morte dal punto di vista scientifico.
Durante l’ultimo Appuntamento vi ho raccontato del fenomeno dei denti rosa in medicina legale, mentre questo #giovedead esco leggermente dal campo scientifico, ma c’è un motivo… che ovviamente scoprirete solo alla fine della newsletter.
Buona lettura,
Sofia @lamedicinageniale
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Un aperitivo con la morte
Car💀 giovedeaders,
partecipereste a un Appuntamento con la morte live? Immaginatevi noi, in un bar, seduti attorno a un tavolo con uno spritz, conversando tranquillamente sulla cosa che più ci accomuna: la morte.
Se avete pensato che sia una bella idea non siete soli! È quello che fanno migliaia di persone in tutto il mondo (in 66 Paesi per la precisione) nei Death Café. Ne avete mai sentito parlare?
Se siete qui da tempo probabilmente sì, ma approfondiamo.
Cos'è un Death Café?
I Death Café sono incontri informali in cui le persone si riuniscono per parlare liberamente della morte e della mortalità, senza un'agenda specifica né intenti terapeutici o religiosi. Nato dall’idea del programmatore informatico inglese Jon Underwood, il movimento ha preso ispirazione dalle idee del sociologo svizzero Bernard Crettaz, che credeva nella condivisione e nel confronto sulla morte come mezzi per il superamento della “segretezza tirannica” intorno all'argomento.
La formula è semplice: ci si trova in un bar (o simili) e si fa colazione, merenda o aperitivo insieme conversando liberamente. Non si tratta di conferenze, di lezioni o di gruppi di supporto al lutto. È una chiacchierata tra pari, in cui ci si confronta sulle paure, le curiosità e i pensieri che abbiamo sulla fine della vita. Non si cerca di risolvere il "problema" della morte, ma di renderlo meno opprimente perché parlare della nostra mortalità non ci farà morire prima ma può aiutare a vivere meglio.
Perché partecipare a un Death Cafè?
Non è il caso di chi segue questa newsletter ma non possiamo nascondere che viviamo in una società che rifugge il pensiero della morte. Viene confinata nei margini della vita, a momenti di lutto personale o a eventi drammatici, spesso vissuti in solitudine e silenzio. Ma riflettere sulla morte, parlarne apertamente, ci costringe a pensare a ciò che davvero conta, ci ricorda la fragilità della nostra esistenza e, paradossalmente, ci riporta alla vita.
Partecipare a un Death Café significa accettare che la morte è parte integrante della nostra esperienza umana tanto da entrare in un momento conviviale della nostra vita. È un modo per coltivare una maggiore consapevolezza, per ridurre l'ansia e la paura nei confronti della morte nostra e di chi ci è caro. E, cosa forse più importante, ci permette di costruire una comunità di persone disposte ad affrontare insieme questo grande spoiler della nostra vita, senza timore e senza vergogna.
I Death Cafè in Italia
Il primo Death Café si è tenuto a Parigi nel 2010. Da allora il movimento si è diffuso in oltre 65 Paesi nel mondo tra i quali anche l’Italia. Torino, ospita il Death Café più conosciuto e frequentato d’Italia, organizzato e moderato dall’Ordine degli psicologi del Piemonte e per questo si discosta leggermente dal format classico dell’evento che prevede una conversazione tra pari. Ma si tengono Death Café anche a Roma, Verona, Milano, Como e altre città italiane.
Dal 2 aprile partirà anche un nuovo Death Café a Padova - Dialoghi aldilà dell’ordinario - organizzato da me e Francesca Padovan del podcast Si muore una volta sola (ve l’ho consigliato più volte ma non ho paura di farlo ancora!). Si terrà alla LibrOsteria, un locale molto accogliente ibrido tra libreria e osteria, alle ore 19.30 perché a Padova l’appuntamento conviviale più importante è l’aperitivo. Avremo come ospite Luisa Gasparin, la presidentessa della So.Crem Padova, un’associazione nazionale senza fini di lucro che fa opera di sensibilizzazione sulla cremazione.
Pensate che con ogni probabilità io sono più timida di tutti voi messi insieme quindi non abbiate timore a partecipare: se ce la faccio io a parlare in pubblico con altre persone che mi ascoltano potete farcela anche voi! Vi aspetto padovaniiiii!!
- La newsletter continua dopo la bibliografia -
Bibliografia
Seifu F, et al. Death Cafes: An Exploration of the Setting, the Players, and the Conversation. OMEGA - Journal of Death and Dying, 90(1), 237-252 (2024)
Interessanti da morire
👉🏻 3 COSE CHE HO VISTO, LETTO, FATTO, ASCOLTATO
🎧 UN PODCAST. Nelle storie di Instagram vi ho detto che stavo ascoltando un podcast bellissimo e ora che l’ho finito confermo la mia impressione iniziale. Si intitola Cara Bianca e parla della pena di morte negli Stati Uniti ma lo fa in un modo molto originale. Scritto dalla giornalista Marzia Coronati, parte dalla storia di Bianca Cerri, una giornalista e attivista per i diritti dei carcerati morta nel 2022. Per decenni Bianca ha intrattenuto relazioni epistolari con i detenuti nel braccio della morte. Dalle lettere che riceveva, lette e interpretate da persone detenute nelle carceri italiane, il podcast approfondisce i vari aspetti della pena di morte con gli interventi di esperti e attivisti.
📚 UN LIBRO. Seguo Eleonora Scarcello da quando ha iniziato a fare divulgazione sui social e finalmente ho avuto il piacere di leggere il suo primo libro: Molecole assassine. Il fascino oscuro e scientifico delle sostanze letali, protagoniste di delitti e torbide vicende. Si tratta di un saggio divulgativo molto leggero e facile da leggere anche per chi non ha basi scientifiche, che parla di come le sostanze naturalissime derivanti dai mondi animale, vegetale e minerale siano state usate nella storia più o meno recente per far fuori la gente. Eleonora è una tossicologa e una bravissima narratrice. Se avete mai visto qualcuno dei suoi video su YouTube concordate con me che sia la Elisa True Crime della tossicologia?
📺 UNA SERIE TV. Dopo due bei consigli vi piazzo qui una cagata pazzesca. Perché direte voi? Perché anche se non la definirei una bella serie me la sono comunque guardata tutta e discretamente goduta. È la stagione 11 di American Horror Story NYC ambientata in una New York degli anni 80 dove i membri della comunità gay stanno morendo a centinaia sotto gli occhi disinteressati delle istituzioni. Perché stano morendo? Una nuova malattia o un serial killer omofobo? Il tema principale è chiaramente l’AIDS ma con “interessanti” metafore. Se l’avete già vista parliamone!
Che mi prenda un colpo
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Cosa ci racconta una sepoltura di una donna incinta di 28.000 anni fa
Non riusciamo a parlare di morte ma ancora meno di aborto spontaneo
Il nuovo massacro dei palestinesi che continuiamo a non chiamare genocidio
A proposito di pena di morte in USA, potrebbe tornare il plotone di esecuzione
Morire dal ridere
PER CONCLUDERE L’APPUNTAMENTO CON UNA RISATA
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Grazie per la tua newsletter sempre molto interessante e grazie anche per aver ricordato il genocidio in atto🙏