Benvenut💀 al tuo Appuntamento con la morte, la newsletter che parla di morte dal punto di vista scientifico.
Durante l’ultimo Appuntamento ti ho raccontato cos’è un Death Café, mentre questo #giovedead - per festeggiare i 2 anni di newsletter e i 2000 iscritti (GRAZIE GRAZZISSIME!!) - inauguro una nuova rubrica che arriverà solo al raggiungimento dei traguardi importanti: L’estrattore di morte.
Si chiamerà così perché l’approfondimento che troverai in queste newsletter speciali sarà un estratto, scelto accuratamente da me, di un libro che mi è piaciuto particolarmente e che racconta una storia a tema… morte (l’avresti mai detto?)
Il primo protagonista della rubrica è Molecole assassine, il saggio di divulgazione scientifica sulla scienza dei veleni scritto dalla tossicologa Eleonora Scarcello e pubblicato da Cairo Editore che ringrazio molto per avermi concesso la pubblicazione.
Buona lettura,
Sofia @lamedicinageniale
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Mangiare arsenico per non morire
L’estratto che ho scelto parla di una storia che fluttua tra mito e realtà, quella dei mangiatori di arsenico della Stiria.
«Il dottor Johann Jakob von Tschudi fu il primo a raccontare di loro in un articolo pubblicato nel 1851 in un giornale di medicina viennese, facendo sapere al mondo intero che esistevano per davvero dei tossicofagi. L’articolo del dottor von Tschudi fu ripreso da molte altre testate, come il Chambers’ Edinburgh Journal, e la notizia circolò in fretta.
Tuttavia, la storia venne accolta con molto scetticismo da parte della comunità scientifica, soprattutto quella scozzese, tanto che venne definita una leggenda. Dei contadini erano in grado di mangiare il triossido di arsenico senza rimanerci secchi? Impossibile.
Nel 1856, William Bedford Kesteven pubblicò sull’Association Medical Journal un articolo in cui esprimeva tutta la sua riluttanza a credere nell’esistenza dei mangiatori di arsenico, soprattutto poiché non vi era alcuna corrispondenza nella letteratura scientifica dei più importanti tossicologi forensi dell’epoca. Decise dunque di intervistare l’autore degli articoli pubblicati sul Chambers’ Edinburgh Journal, e due medici della Stiria, i dottori Vitzthum e Kaltenbrenner. Pose loro delle domande molto specifiche: se avessero visto con i propri occhi qualcuno assumere l’arsenico e in che dose, se avessero analizzato l’arsenico che assumevano per essere sicuri che si trattasse proprio del famoso veleno, se sapevano dove i contadini si procurassero il suddetto arsenico e se era stato somministrato anche ad animali.
Gli intervistati risposero con diligenza a ogni domanda. No, nessuno di loro aveva assistito di persona al consumo di arsenico, né tantomeno potevano esprimersi riguardo alla dose, ma di questa storia se ne parlava da almeno diciassette anni, e qualcuno di fiducia molto vicino a loro sì, li aveva visti, e tanto bastava. In una testimonianza definita «particolarmente importante», un uomo affermava di essere solito mangiare arsenico a colazione, e insomma, bisognava credere ai fatti.
Dove trovavano l’arsenico?
Quanto all’origine dell’arsenico, i contadini si procuravano la sostanza dagli erboristi o da venditori ambulanti austriaci, che lo vendevano con il nome di hedri. Questi ultimi a loro volta lo recuperavano perlopiù dagli operai delle fornaci di cobalto: dopo l’estrazione, infatti, il minerale veniva fuso in una fornace in modo da separarlo da altre impurità residue, come appunto l’arsenico. Durante questo processo, l’arsenico si volatizza e reagisce con l’ossigeno presente nell’atmosfera, generando dei fumi arsenicali dal forte odore agliaceo. Il triossido di arsenico che si andava a depositare lungo i condotti della ciminiera veniva infine raccolto.
Non a caso, fino al XVIII secolo qualsiasi minerale velenoso veniva chiamato Kobalt dai minatori, proprio a causa della presenza di arsenico.
Infine, riportò l’autore, non avevano avuto modo di far analizzare in laboratorio il suddetto arsenico, ma erano a conoscenza degli effetti sugli animali. All’epoca in quelle zone non era insolito somministrare arsenico ai cavalli. Il motivo era semplice: in questo modo le bestie avevano un aspetto più massiccio, il che veniva interpretato come sinonimo di salute. In realtà, anche questo effetto era solo apparente, poiché si trattava del mero risultato di un rigonfiamento del tessuto cellulare. Per la stessa ragione, fino al 2013, negli Stati Uniti vennero somministrati farmaci o mangimi contenenti piccole quantità di arsenico alle galline, in modo tale che le carni apparissero di un colore più sano.
Alla fine sono esistiti o no questi mangiatori di arsenico?
W. B. Kesteven concluse l’articolo scrivendo che la storia dei mangiatori di arsenico era inverosimile, inconsistente e non supportata a sufficienza da fonti attendibili. Eppure, vi erano tante altre prove scientifiche che mostravano che questa popolazione era effettivamente in grado di consumare triossido di arsenico senza morire.
Così, di fronte a tanta incredulità e incertezza, agli stiriani non restò che iniziare una serie di dimostrazioni pubbliche per difendere la loro verità. La prima fu fatta proprio a Graz, città della Stiria, nel 1860 dal dottor Knapp. Costui presentò alla platea due uomini in perfetta salute e diede da mangiare, di fronte agli occhi di tutti, 400 mg di triossido di arsenico a uno e 300 mg di orpimento all’altro [un minerale di solfuro di arsenico, NdR]. Il giorno dopo, si ripresentarono di fronte alla platea in splendida forma. A supporto del fatto che avessero davvero ingerito arsenico, venne fatto un esame delle urine con il test di Marsh, il quale risultò positivo.
La possibilità che i mangiatori di arsenico potessero esistere per davvero portò dunque alla nascita di quello che gli storici del diritto definirono in seguito come “difesa stiriana”.»
La difesa stiriana è stata invocata in molti processi per omicidio, per tentare di difendere chi uccideva avvelenando le proprie vittime con l’arsenico. Ne racconta alcuni Eleonora nel suo libro.
- La newsletter continua dopo la bibliografia -
Bibliografia
Gudrun Przygoda, Jörg Feldmann, William R. Cullen, «The Arsenic Eaters of Styria: A Different Picture of People Who Were Chronically Exposed to Arsenic», Applied Organometallic Chemistry, giugno 2001, pp. 457-462.
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Ma porca Provetta, con tutto quello che ci hanno rotto per quei termometri, che quelli nuovi per farli scendere devi essere almeno un lanciatore di giavellotto (altro che digital strategist febbricitante!), adesso scopro che questi se lo mangiavano? Ridatemi i termometri al mercurio o ve ne pentirete 😈
Quello però era il mercurio, meglio non mangiarlo!