Buongiorno! Stai per leggere una newsletter che parla di morte dal punto di vista scientifico.
Il numero precedente era sulla putrefazione.
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Buona lettura,
Sofia @lamedicinageniale
Siamo più pericolosi da vivi che da morti
Dopo la scorsa newsletter, un’affezionata frequentatrice dell’Appuntamento con la morte mi ha chiesto: i corpi in putrefazione sono pericolosi dal punto di vista infettivologico?
Questa domanda è interessante non tanto per la risposta (spoiler: no) quando per il motivo per il quale viene posta. Si basa, infatti, su un diffuso pregiudizio legato a una teoria medica che ha retto per secoli: la teoria dei miasmi.
La teoria dei miasmi affonda le sue radici nell’Età antica tanto che Ippocrate ne parlava già nei suoi trattati tra il 400 e il 300 a.C. Secondo questa teoria, le malattie venivano trasmesse per mezzo dell’aria velenosa nella quale aleggiavano particelle, gas e odori nauseabondi derivanti dal materiale organico in putrefazione (cadaveri di animali e di uomini che non venivano sepolti, escrementi lasciati sulle strade o nei corsi d’acqua e tutte le altre cose puzzolenti). Alla base di questa convinzione c’era l’osservazione che nei luoghi più affollati come le città avvenivano più epidemie di malattie infettive che erano però collegate all’odore nauseabondo che aleggiava (più gente che defeca — e non si lava — nello stesso posto senza fognature, più persone che muoiono e non vengono sepolte, più gente che mangia e quindi più rifiuti organici, nessun sistema di smaltimento dei rifiuti). Anche se l’osservazione di base era corretta oggi sappiamo, e ne abbiamo avuto un ulteriore prova recentemente, che le malattie infettive si diffondono sì più facilmente in luoghi affollati ma non perché siamo dei puzzoni bensì perché stando stipati agevoliamo la diffusione degli agenti infettivi.

La teoria dei miasmi rimase praticamente inalterata fino al XIX secolo visto che i presupposti sui quali si basava diventavano sempre più veri: la popolazione aumentava insieme all’urbanizzazione e di conseguenza peggioravano le condizioni igieniche e la puzza. La Londra vittoriana, per esempio, che in un secolo era passata da 1 a 6 milioni di abitanti è stata epicentro di moltissime epidemie. Dal 1500 qualche scienziato iniziò a metterla in dubbio ma è stato solo dopo il 1870 che la teoria dei miasmi venne gradualmente soppiantata da quella che viene chiamata teoria dei germi formulata in seguito all’osservazione dei batteri da parte di Robert Koch.
Nonostante, però, da più di un secolo la comunità scientifica concordi sul fatto che la puzza non sia la causa di diffusione delle malattie infettive i pregiudizi legati alla teoria dei miasmi sono duri a morire. Tra le cose che contribuiscono a mantenere questo mito ci sono le immagini delle fosse comuni scavate in fretta e furia per seppellire i corpi delle persone che sono state vittime di disastri naturali o guerre (es. terremoto, tsunami, eccetera), in luoghi in cui le capacità degli obitori sono scarse, con la motivazione di evitare epidemie.
I cadaveri non sono generalmente pericolosi
In un comunicato stampa rilasciato il 15 settembre 2023 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in seguito alla forte alluvione avvenuta in Libia che ha causato più di 4000 morti Pierre Guyomarch, il direttore dell’Unità Forense dell’ICRC (International Commetee of the Red Cross), ha spiegato che
la credenza che i cadaveri causino epidemie non è supportata da evidenze scientifiche. Vediamo troppi casi in cui i media e addirittura alcuni professionisti del settore sanitario riportano informazioni errate su questo tema. Le persone che sopravvivono a un evento come un disastro naturale possono diffondere malattie con più probabilità di un cadavere. [traduzione mia]
Il corpo di una persona che non sia morta per o con una malattia infettiva non rappresenta infatti un pericolo per la comunità e la salute pubblica, anche se è in stato di decomposizione.
È vero che la putrefazione è operata da un gran numero di batteri che proliferano ma questi fanno parte della normale flora microbica del corpo umano (es. Clostridium Perfringens, Proteus Vulgaris, Enterobacter Aerogens) e in linea generale non sono contagiosi e/o patogeni ovvero non sono in grado di infettare e/o causare malattia in persone che non hanno deficit del sistema immunitario.
Se ci pensiamo poi, oggi, alle nostre latitudini è difficile venire a contatto con un corpo in avanzato stato di decomposizione. La putrefazione, infatti, pur iniziando subito dopo la morte raggiunge la sua fase caratteristica (puzza, gonfiore, colorazione verdastra,…) solo dopo qualche giorno quando in genere il cadavere è già stato sepolto o cremato. Se poi la sepoltura non può essere effettuata entro pochi giorni dalla morte esistono sistemi di refrigerazioni che sono in grado di ritardare di molto il processo della putrefazione.
In casi fortuiti in cui un cittadino comune dovesse trovarsi di fronte un cadavere in putrefazione basterebbero le normali norme igieniche (quelle che si usano anche nel contatto con i vivi) per non incorrere nel pericolo di contrarre una malattia infettiva. Se non si tocca il cadavere il rischio è praticamente nullo (i batteri non aleggiano nei miasmi come abbiamo pensato per secoli) e anche se si tocca basta lavare e disinfettare bene le mani senza metterle in bocca (non credo che ci sia bisogno di dire che è sconsigliato leccare il cadavere) o utilizzare i guanti monouso soprattutto se si hanno delle ferite. Inoltre, è importante non bere l’acqua direttamente da fonti che potrebbero essere state contaminate dalle feci del cadavere o, se non si può fare a meno, è necessario bollirla.
Quando un cadavere può diventare un rischio per la salute dei vivi
Il rischio di contrarre una malattia infettiva da un cadavere in putrefazione per il cittadino comune è quasi nullo perché non è frequente che se ne trovi davanti uno e perché bastano pochissimi e semplici accorgimenti per azzerare il pericolo. Esistono però alcune situazioni in cui il rischio di aumenta:
Se una persona è morta per una malattia infettiva, soprattutto se altamente contagiosa e pericolosa come l’Ebola (ma ne parleremo in un’altra newsletter).
Se abbiamo contatto con un cadavere che è morto per un evento traumatico in una zona in cui ci sono malattie infettive endemiche (colera, tubercolosi, eccetera) perché pur non essendo la causa diretta di decesso la persona potrebbe esserne stata affetta.
Se si ha spesso a che fare con i cadaveri perché si lavora nel settore forense o funebre. Usando correttamente i famosi DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) comunque il rischio già basso si abbassa drasticamente.
Se beviamo l’acqua direttamente da una fonte contaminata dalle feci di un cadavere (ma anche dalle feci di persone vive e animali, quindi basta non bere da ruscelli, laghetti, pozzanghere).
Se abbiamo una ferita che entra in contatto diretto con un cadavere.
In ogni caso anche se si dovesse rientrare nella rara casistica di persone che si infettano con batteri provenienti da un cadavere solitamente le malattie che si contraggono sono di lievi entità e si risolvono velocemente, per esempio una diarrea passeggera. E poi ricordiamoci che finché funzioneranno abbiamo gli antibiotici.
Bibliografia
Zoja R, et al. Compendio di medicina legale e delle assicurazioni. UTET Giuridica (2018).
Fitzharris L. L’arte del macello - Come Joseph Lister cambiò il mondo raccapricciante della medicina vittoriana. Bompiani (2017)
Comunicato stampa WHO 15/09/2023: Dead bodies from natural disasters and conflict do not generally pose health risks, Red Cross and WHO say
Management of Dead Bodies after Disasters: A Field Manual for First Responders. ICRC (2020)
Interessanti da morire
UN PROGETTO. Scrivere lettere a una persona defunta può aiutare a superare le fasi del lutto. Il progetto americano Postal Service for the Dead aggiunge un tassello in più: dal novembre 2022 permette non solo di scrivere le lettere ma anche di inviarle in luogo fisico - la cassetta della posta dei morti - per rendere l’esperienza più realistica e creare una memoria collettiva legata alla morte delle persone care. Le lettere, infatti, vengono tutte raccolte, digitalizzate, archiviate e alcune pubblicate sul profilo Instagram (previo consenso).
UNA NEWSLETTER. La cassetta postale dei morti è un ritorno al passato per nostalgici della carta e penna dato che grazie ai social media contattare i defunti non è mai stato così facile. Nella puntata Fantasmi digitali della newsletter /Kɛr/ Leonardo Rasulo, insieme al tanatologo Davide Sisto, racconta come è cambiato e come sta cambiando il rapporto con la morte dopo l’avvento di internet.
UN LUOGO. Per finire l’anno in bellezza gli ultimi giorni del 2023 li ho passati a Lubiana, una città che mi piace sempre visitare. Tornando a casa ho fatto tappa nella cittadina di Kranj per visitare l’ossario. Si tratta di un ossario medievale adiacente alla chiesa di San Canziano che si trovava alla base di una cappella cimiteriale abbattuta nel 1789 durante l’ultima epidemia di peste della zona. Nel 1972 gli scavi archeologici hanno riportato alla luce le ossa dei corpi esumati dalle tombe del precedente cimitero. E’ un ossario piccolino ma vale la pena visitarlo se passate da quelle parti. Il mio consiglio è di prendervi un pomeriggio per visitare non solo l’ossario ma anche il centro di Kranj e i musei cittadini (il costo del biglietto cumulativo 3 musei + ossario è di 8€) perché sono delle chicche.




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