Benvenut💀 al tuo Appuntamento con la morte, la newsletter che parla di morte dal punto di vista scientifico.
Durante l’ultimo Appuntamento abbiamo parlato dei primi esperimenti di cremazione moderna. Questo #giovedead invece cambiamo totalmente argomento e vi racconto perché è più probabile morire di infarto al lunedì.
Buona lettura,
Sofia @lamedicinageniale
Il lunedì uccide?
Negli ultimi anni, complici l’eccessivo impegno lavorativo non adeguatamente retribuito, la crisi economica e la difficoltà nel ricavarsi del buon tempo libero senza l’ansia della produttività, il lunedì è diventato il nemico comune contro cui i lavoratori di tutto il mondo si uniscono, combattendo lo stress da rientro a suo di meme.
Pur scatenando ormai l’ilarità collettiva, lo scazzo del lunedì non è da sottovalutare: sembra infatti essere un pericoloso serial killer!
Cosa ci dicono le ricerche scientifiche
Nel 1994, negli Stati Uniti, è stato pubblicato un articolo scientifico che evidenziava per la prima volta un fatto curioso: le morti causate dalle malattie cardiovascolari — in particolare l’infarto cardiaco — avevano un picco il lunedì, soprattutto intorno alle 9 del mattino. Poi il numero si riduceva gradualmente negli altri giorni della settimana fino a raggiungere il numero più basso alla domenica.
In realtà questo fenomeno si vedeva solo nel gruppo dei lavoratori, mentre i non impiegati avevano un tasso di mortalità simile in tutti i giorni della settimana.
Questi risultati ovviamente portarono a delle speculazioni che — per ora — vi lascio solo immaginare.
Nel 2005 i dati sul picco di mortalità cardiaca al lunedì sono stati confermati da un studio olandese. Nuovamente il picco era più evidente nella popolazione dei lavoratori maschi.
Questo secondo studio ebbe ampia risonanza mediatica. Pensate infatti quanto fa gola scrivere un titolo come quello che ho dato io a questa newsletter, magari con un punto esclamativo, o ancora più clickbait (anche se nel 2005 forse non esisteva ancora questa piaga).
Le ricerche scientifiche, però, vengono pubblicate non per diventare famose ma per essere replicate da altri ricercatori. La replica serve per avere, o meno, la conferma che utilizzando lo stesso metodo si ottengono gli stessi risultati. Quando tanti studi simili, condotti su un campione di persone molto ampio, ottengono risultati sovrapponibili allora si può confermare, fino a nuova smentita, il fenomeno. La scienza funziona così: prima di arrivare a una conclusione condivisa dalla comunità scientifica passano anni, se non decenni, perché si devono mettere insieme più dati possibili. Tra i ricercatori si suol dire infatti “che uno studio non fa primavera”. Tutte le volte che leggete un titolo tipo “Uno studio dice che lo spritz rende più felici” è una cazzata — a meno che non siate in Veneto.
Ma torniamo al temibile lunedì.
Dopo la pubblicazione dello studio del 2005 altri gruppi di ricerca si sono dedicati a fare del lunedì il colpevole dei mali del lavoratore. E nel 2007 arrivano i primi risultati che smentiscono il trend: in una parte diversa degli Stati Uniti la gente muore di più per le malattie cardiovascolari durante il weekend. Poi sono arrivati studi cinesi, giapponesi e tunisini e pare che anche in Sud-est asiatico e in Nord Africa si muoia di più al sabato o alla domenica.
Negli anni successivi ulteriori ricerche sono tornate a confermare la curva discendente lunedì-domenica. L’ultima, condotta in Irlanda su oltre 10.000 persone, è stata presentata nel 2023 durante la conferenza annuale della British Cardiovascular Society ma non ancora pubblicata.
Quali sono le ipotesi dei ricercatori?
Quello che sappiamo finora è che c’è un rischio maggiore di morire d’infarto al lunedì, soprattutto tra i maschi lavoratori che vivono in Europa, negli Stati Uniti e in Australia. I pochi dati raccolti nelle altre parti del mondo vanno, invece, in direzione contraria.
Sono state fatte diverse ipotesi che per ora non hanno trovato conferma. Vista la diversità dei risultati ottenuta in paesi “non occidentali”, oltre alle caratteristiche biologiche (età, sesso, familiarità, ecc) sembrano essere implicati anche fattori culturali. Banalmente: le tradizioni del weekend, l’organizzazione del lavoro, i livelli di stress, eccetera.
Tra gli indagati degli “omicidi” del lunedì ci sono:
Lo stress: per il rientro al lavoro, dopo aver vissuto due giorni in libertà, e per il pensiero di dover affrontare un'altra settimana piena di rotture di maroni. Lo stress è, infatti, un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari perché altera i livelli di cortisolo che può influire negativamente sulla funzione del cuore.
Gli eccessi del weekend: nel fine settimana, infatti, si è più propensi ad andare a letto tardi, a consumare una maggiore quantità di cibo e bevande alcoliche e a fumare di più (lo conferma anche Tinder nel quale ci sono tantissime persone che si bollano con queste due etichette "bevo solo in compagnia nel weekend” e “fumo quando bevo”). Pasti abbondanti e poco equilibrati, alcol, fumo e l’alterazione del ciclo sonno-veglia sono nemici della salute del cuore.
La tendenza a rimandare i malanni al lunedì, soprattutto tra i lavoratori: non vorrai mica rovinarti gli unici due giorni liberi della settimana passando 10 ore al pronto soccorso, no?
La contrazione del personale in ospedale durante il weekend: può ripercuotersi sulla qualità delle prestazioni sanitarie comportando, per esempio, un ritardo diagnostico e di intervento.
Nei paesi in cui la tendenza del lunedì non è confermato, tradizioni religiose e culturali potrebbero essere alla base di un ritmo settimanale diverso e a un’esposizione ridotta ai fattori di rischio cardiovascolare che rendono il lunedì meno faticoso e meno pericoloso da affrontare. Ma queste sono solo speculazioni perché non abbiamo ancora solide evidenze.
“Oh, lo sai qual è il giorno in cui si muore di più? Il lunedì, perché è il primo giorno di lavoro!!” “AHAHAHAH! Bella questa fra!”
Tutta questa storia del lunedì che uccide sembra solo un aneddoto curioso da raccontare durante la grigliata della domenica agli amici che devono ritornare al lavoro il giorno dopo. In realtà, la conferma che la percentuale di morti causate dalle malattie cardiovascolari è più alta al lunedì e diminuisce gradatamente negli altri giorni della settimana comporterebbe la necessità di un adeguamento dell’organizzazione sanitaria per la prevenzione delle morti evitabili e la messa a punto di nuove misure di sanità pubblica.
Per esempio, potrebbe essere utile aumentare il personale dedicato alle emergenze cardiologiche al lunedì e investire in un’adeguata campagna di prevenzione che aiuti le persone a rischio a comprendere gli effetti degli “eccessi del fine settimana” sulla salute del cuore. Da ultimo, ma non per importanza, promuovere politiche lavorative che riducano il carico di stress fisico ed emotivo dei lavoratori come la settimana lavorativa breve, il diritto alla disconnessione, la flessibilità d’orario, e così via.
In ogni caso, anche se le evidenze sul lunedì che uccide non sono ancora solide, se fossi in voi una telefonata al collega che alle 10 del lunedì non si è ancora presentato al lavoro io la farei!
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Bibliografia
Willich SN, et al. Weekly variation of acute myocardial infarction. Increased Monday risk in the working population. Circulation (1994)
Witte DR, et. Excess cardiac mortality on Monday: the importance of gender, age and hospitalisation. Eur J Epidemiol (2005)
Lippi G, et al. The weekly mortality for ischemic heart disease in the US still peaks on mondays. Prog Cardiovasc Dis (2024)
Giuseppe Remuzzi. Le sanguisughe di Giulietta e altre storie sul progresso (e le contraddizioni) della medicina. Solferino (2024)
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🎧 UN PODCAST. Questa settimana sono ricorsi 23 anni dai fatti del G8 di Genova del 2001. Limoni è un podcast di Internazionale, scritto dalla giornalista Annalisa Camilli, che ripercorre tutta la storia di una delle più grandi violazioni dei diritti umani del nostro Paese. Un evento che non si è concluso il 22 luglio 2001 ma che, anzi, ha lasciato gravi ferite ancora sanguinanti nell’intera “generazione perduta di Genova 2001”.
📺 UNA SERIE TV. Dove Maloney, una giornalista irlandese del Guardian viene rispedita in un paesino dell’Irlanda come punizione per aver combinato un casino durante un’inchiesta. Qui dovrà produrre un podcast true-crime con Gilbert Power, un famoso e borioso podcaster americano, su un caso che inizialmente sembra meramente un’allucinazione. Grazie all’istinto giornalistico, però, Dove riesce a trovare una storia che vale la pena raccontare. Bodkin è una serie solo vagamente ispirata a fatti reali, con un’ambientazione verde e uggiosa, e spennellata di umorismo nero che piace a noi giovedeader.
📹 UN VIDEO. Ultimamente ho sentito più volte la teoria dell’aumento della mortalità tra i giovani post-Covid, in particolare tra chi è scettico sulla vaccinazione anti-SARS-Cov-2. Entropy For Life ha analizzato i dati Istat sulla mortalità per capire quanto c’è di vero.
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