#27 - Vietato l'accesso ai metallari
Sul perché non si devono portare oggetti metallici nella risonanza magnetica
Benvenut💀 al tuo Appuntamento con la morte, la newsletter settimanale che parla di morte dal punto di vista scientifico.
L’ultima newsletter parlava della ricerca delle fosse comuni dopo il genocidio in Ruanda. In quella di oggi cerco di rispondere a una domanda che sembra banale: perché non bisogna portare oggetti metallici nella risonanza magnetica?
📌Volevo parlare di un caso specifico ma andando avanti con la ricerca e la scrittura non riuscivo a decidermi cosa tagliare. Ne è uscita una newsletter che parla di morte meno di quanto avessi in mente ma spero possa essere ugualmente interessante!
Buona lettura,
Sofia @lamedicinageniale
Vietato l’accesso ai metallari
Se vi è mai capitato di fare una risonanza magnetica saprete che i radiologi temono più di ogni altra cosa i metallari.
No, non questi!
Prima di entrare nella stanza per eseguire l’esame fanno tantissime domande riconducibili in particolar modo alla presenza di metalli ferromagnetici nel vostro corpo. Avete piercing? Siete portatori di pacemaker? Protesi dentarie? Avete fatto operazioni ortopediche con l’inserimento di chiodi, viti, clip metalliche? Potreste avere schegge o proiettili incastrati da qualche parte a causa di incidenti automobilistici, di battute di caccia andate male o di lavori a rischio come quello del saldatore, tornitore o carrozziere? Siete armati?
In Italia probabilmente quest’ultima non è necessaria ma, fidatevi, che in altri paesi lo è.
Queste domande non servono certo ai radiologi a farsi gli affaracci vostri piuttosto servono ad accertarsi che non facciate una brutta fine. Perché la risonanza magnetica è davvero magnetica, non è un modo di dire. La macchina che serve a fare l’esame è composta da una gigantesca calamita che attira potentemente a sé qualsiasi cosa fatta di metallo ferroso trasformandola in un proiettile o addirittura in una bomba.
Pensate, infatti, quanto può essere pericoloso entrare nella stanza con una sedia a rotelle non idonea, con un’arma carica o con una bombola piena di ossigeno. E non sto parlando di oggetti a caso.
Il magnete della risonanza magnetica, spiegato (spero bene, ma sicuramente facile)
Il componente più importante del macchinario da risonanza magnetica è il magnete principale che sta dentro a quella ciambella gigante con il buco chiamato gantry. È un elettromagnete a superconduttore ovvero una calamita il cui campo magnetico è generato a partire dalla corrente elettrica che scorre in un cavo senza resistenza grazie al rivestimento con un materiale superconduttore. Si crea così un campo magnetico di intensità — misurata in Tesla (T) — in media 150 volte più grande rispetto a quella della calamita da frigo trash con il bambino che piscia comprata in viaggio a Bruxelles.
Le risonanze magnetiche più utilizzate hanno, infatti, un magnete da 1,5 T ma si stanno diffondendo anche quelle da 3 T.
Il materiale superconduttore è una lega di niobio e titanio che diventa superconduttiva solo quando viene raffreddata con elio liquido a circa – 270 gradi centigradi (4° Kelvin).
Perché è meglio per la sanità — e per il vostro bene — non portare oggetti metallici all’interno
Per non sprecare l’elio
Un’importante voce di spesa della risonanza magnetica è l’elio allo stato liquido. Per il corretto funzionamento del magnete ne servono, infatti, circa 2000 litri i quali evaporano nel corso del tempo richiedendo diversi rabbocchi fino ad arrivare a 10.000 litri nell’intero arco della vita del macchinario. Il costo attuale dell’elio è di 14 euro al litro: significa che la sola accensione iniziale del macchinario costa circa 30.000 euro.
Quando all’interno della sala di risonanza magnetica viene accidentalmente portato un oggetto metallico di grandi dimensioni, come per esempio una carrozzina, questo viene attirato prepotentemente dal magnete. Anche impiegando i tecnici più forzuti, difficilmente si riescono a staccare oggetti di tali dimensioni perché l’intensità del campo magnetico aumenta il peso percepito dell’oggetto in proporzione alla sua massa (secondo la legge Forza = massa x accelerazione, dove l’accelerazione in questo caso è l’intensità del campo magnetico). Una carrozzina di 5 chili, per esempio, sembrerà pesare 125 chili e più il peso di partenza è elevato più l’oggetto sembrerà pesante e quindi difficile da staccare.
Ma se il campo magnetico è generato a partire dalla corrente elettrica non basta spegnere l’interruttore?
Lo spegnimento del macchinario di risonanza magnetica viene chiamato quench e chi lavora in radiologia è stato addestrato a evitarlo come la peste!
Infatti, per spegnere il magnete bisogna far evaporare tutto l’elio attraverso il tubo di quench, una specie di canna fumaria che esce dal tetto della radiologia.
Vuol dire:
sprecare i 2000 litri di elio nel macchinario,
spendere 30.000 euro per comprarne altri 2000 litri,
essere impossibilitati a riaccendere subito il macchinario perché l’elio non è velocemente disponibile (per questioni di tempistiche di immagazzinamento, trasporto e rabbocco).
Tutto ciò causa un disservizio, l’allungamento delle liste d’attesa e lo spreco di soldi ed è per questo che si cerca di evitare il più possibile uno spegnimento d’emergenza.
Per non allungare le liste d’attesa
Ad allungare le liste d’attesa (e quelle dello spreco di denaro), oltre all’elio, ci si mettono anche gli eventuali danni strutturali del macchinario causati dall’oggetto volante. Pensate, per esempio, a una carrozzina che sbatte violentemente addosso alla ciambella gigante.
Danni che possono richiedere anche settimane per essere riparati e che comportano un elevato esborso di soldi.
Il macchinario, infatti, è molto costoso e può arrivare a prezzi che si aggirano intorno a 1 milione di euro o più a seconda delle sue caratteristiche tecniche, in particolare l’intensità del campo magnetico (più aumenta e più è costoso). Bisogna tener conto, inoltre, che al prezzo del macchinario si aggiungono le spese degli aggiustamenti strutturali necessari alla sua istallazione in un ospedale e, in particolar modo, si deve creare una gabbia di Faraday che significa isolare gli ambienti rispetto a quelli circostanti, utilizzando per la costruzione di pareti, pavimento e soffitto materiali che schermino il campo magnetico.
Tutto quello che può provocare un danno alle strutture della sala di risonanza magnetica, quindi, causano importanti problemi strutturali, gestionali ed economici.
Per non morire
Qualsiasi oggetto fatto di metalli ferrosi diventa un potenziale proiettile all’interno della sala da risonanza magnetica tanto che i radiologi parlano di effetto missile. Anche una forbice o una penna posso trasformarsi in armi letali se ci si trova sulla traiettoria sbagliata.
Grazie all’estrema preparazione del personale e alle numerose misure di sicurezza, i casi di morte o di lesioni gravi causati da oggetti metallici all’interno della risonanza magnetica sono molto rari e riguardano quasi sempre operatori maldestri piuttosto che pazienti. Gli oggetti protagonisti dei casi più noti sono però sempre gli stessi: bombole d’ossigeno, carrozzine e armi.
Quando un paziente intubato viene portato dalla rianimazione alla radiologia per una risonanza magnetica ci si deve assicurare che tutta l’attrezzatura metallica non sia ferromagnetica e le parti ferrose devono essere lasciate fuori dalla stanza. Può succedere però che sfugga una bombola d’ossigeno com’è successo in Corea del Sud nel 2021 o in India nel 2018.
Oppure che un parente o un operatore poco formato o disattento possa entrare nella sala con una sedia a rotelle non idonea per recuperare il paziente impossibilitato a camminare, com’è successo, fortunatamente senza feriti, a Grosseto nel 2021.
Infine, oltre a questi rari casi di negligenza del personale ogni tanto si leggono sui giornali alcuni casi di estrema stupidità umana, come quelli nei quali il paziente porta con sé un’arma carica all’interno del macchinario per paura di lasciarla incustodita nello spogliatoio, rimanendo vittima, di fatto, di un’autosparatoria.
Sono andata molto lunga e fuori tema ma in queste settimane mi sono un po’ fissata con questo argomento. Nella prossima tornerò al mio mortale splendore, prometto!
- La newsletter continua dopo la bibliografia -
Bibliografia
Mittendorff L, et al. A narrative review of current and emerging MRI safety issues: What every MRI technologist (radiographer) needs to know. (JMRS, 2021).
The world is running out of helium. Here's why doctors are worried. (NBS News, 2022)
Interessanti da morire
👉🏻 3 COSE CHE HO VISTO, LETTO, FATTO, ASCOLTATO QUESTA SETTIMANA
🧬UN’INIZIATIVA. Il Labanof, il laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano, e la Casa della Resistenza in questi giorni hanno ospitato i colloqui con i familiari dei partigiani dispersi tra Ossola e Verbano nel giugno del 1944, per raccogliere informazioni e materiale (anche biologico, come il DNA) utile ad identificare i 33 corpi sepolti senza un nome nei cimiteri di Baveno e Verbania.
Se vi siete persi quest’iniziativa e conoscete qualcuno al quale potrebbe interessare potete scrivere a care@casadellaresistenza.it
🎬 UN VIDEO. Qualche settimana fa, durante una cena con alcuni amici dell’università che conosco da più di 10 anni, per la prima volta abbiamo parlato della nostra morte. Loro sono abituati a sentirmi parlare di cadaveri, cimiteri e tutto quello che vi racconto in questa newsletter ma non era mai capitato che parlassimo delle nostre paure riguardo alla morte, delle nostre aspettative sulla vecchiaia e dei nostri desideri a proposito del fine e del post vita. Ne è uscita una discussione quasi mistica tra bottiglie di vino, giochi da tavola e camino acceso. Il video Qualità della morte, qualità della vita di Rick duFer con il tanatologo Davide Sisto me l’ha un po’ ricordata, in una versione più studiata e con meno grado alcolico.
📚 UNA GRAPHIC NOVEL. Il fumettista Anders Nilsen dopo la perdita della fidanzata, morta per un tumore a circa 30 anni, ha riempito per anni i suoi quaderni di storie, schizzi, strisce, disegni e riflessioni su di lei, sulla loro storia e sul lutto. Li ha rielaborati, proprio come il suo lutto, nei 10 anni successivi danno infine vita a The End.
Che mi prenda un colpo
👉🏻 ARTICOLI (e altri contenuti) DELLA SETTIMANA SU VITA, MORTE E D’INTORNI
Le colpe dei genitori dei ragazzi che compiono le stragi in USA, tra cattiva educazione e reato.
Cosa vuol dire fare una buona morte?
L’obiettivo delle cure palliative è accompagnare, per ottenere la migliore qualità della vita possibile. Tuttavia, la buona morte non dipende solo dalla qualità delle cure, ma anche da come ciascuno di noi ha vissuto, e da come ha affrontato la domanda sulla morte nel corso della vita.
Se mi seguite da tempo sapete già che si può donare il corpo alla scienza ma vi consiglio comunque lo spiegone di Valigia blu.
In Giappone 4 persone sono morte e altre 100 sono state ricoverate dopo aver consumato un integratore a base di riso rosso fermentato. Non si sa ancora bene cosa sia successo.
[In inglese] I fantasmi digitali creati con l’intelligenza artificiale - la versione digitale delle persone morte - potrebbero diventare un problema per la salute mentale di chi rimane.
Morire dal ridere
PER CONCLUDERE L’APPUNTAMENTO CON UNA RISATA
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